Nelson Mandela: biografia, lotta contro l'apartheid e presidenza in Sudafrica
Nelson Rolihlahla Mandela (1918 – 2013) rappresenta uno dei simboli della fine del regime di apartheid, letteralmente “divisione” che indica la segregazione razziale delle persone di colore in Sudafrica. È stato il primo presidente del paese a essere eletto con il suffragio universale, in carica dal 1994 al 1999 con il partito dell’African National Congress, e soprattutto fu il primo uomo di colore a ricoprire quel ruolo.
Chi era Nelson Mandela
“Madiba“, come lo chiamava il suo popolo, dal nome che gli è stato dato nella sua tribù di appartenenza, è stato un rivoluzionario e sostenitore della riconciliazione e unificazione del paese. È una delle figure più iconiche del XX secolo. Leader del movimento anti-apartheid, fu il primo presidente nero del Sudafrica eletto democraticamente con il suffragio universale.
Simbolo di resistenza, giustizia e riconciliazione, ha lasciato un’impronta profonda nella storia mondiale.
Inizia la sua carriera come avvocato, dopo essersi laureato nel 1942 e aver dovuto interrompere gli studi per un periodo a causa delle proteste studentesche. Per intraprendere questa carriera rinunciò al ruolo di capo tribù e si rifiutò di sposare la donna che la famiglia aveva scelto per lui, ma ebbe poi ben 3 mogli, sei figli di cui quattro sopravvissuti, oltre 21 nipoti e un numero crescente di bisnipoti. Riuscì ad avviare il primo studio legale “nero” del Sudafrica, dedicandosi alla difesa dei cittadini più poveri e discriminati a causa del regime di apartheid.
L’infanzia e la formazione di Nelson Mandela
Nelson Mandela nacque il 18 luglio 1918 nel villaggio di Mvezo, nella regione del Transkei, Sudafrica. Apparteneva alla famiglia reale Thembu, ma rinunciò al titolo nobiliare per seguire la sua vocazione. Fin da giovane, mostrò un profondo interesse per la giustizia e il diritto. Studiò alla University of Fort Hare, una delle poche università sudafricane aperte ai neri, e successivamente completò gli studi in legge.
La sua formazione accademica e la conoscenza della legislazione discriminatoria dell’apartheid lo portarono a intraprendere la carriera di avvocato, aprendo nel 1952, insieme a Oliver Tambo, il primo studio legale nero a Johannesburg.
Che cosa si intende per apartheid
La parola apartheid indica il sistema di segregazione razziale istituito in Sudafrica tra il 1948 e il 1994, condannata come crimine internazionale e contro l’umanità.
Durante questo periodo, la popolazione nera era esclusa da ogni diritto civile, politico e sociale, costretta a vivere in ghetti separati e soggetta a leggi discriminatorie.
Inizialmente voleva essere un insieme di regole e una “politica di buon vicinato” tra i boeri, i coloni olandesi che conquistarono il Sudafrica nel 1652 e gli africani di lingua Bantu, ma in realtà era composto da una serie di leggi molto penalizzanti per gli abitanti di colori. A partire dal 1948 vennero inaugurati una serie di provvedimenti razzisti fortemente discriminatori nei confronti della comunità “nera” che veniva proprio segregata all’interno di ghetti con il divieto di uscire ma anche di frequentare lo stesso ristorante dei bianchi o di prendere lo stesso autobus, senza nessun diritto a livello lavorativo o politico.
Mandela iniziò a opporsi a questo regime già negli anni ’40, aderendo all’African National Congress (ANC). Dopo un iniziale approccio non violento, ispirato a Gandhi, fondò nel 1961 l’ala armata del partito, Umkhonto we Sizwe (“La lancia della nazione”), per contrastare l’oppressione con azioni di sabotaggio mirate.
L’arresto e la prigionia
Nel 1963 Nelson Mandela venne condannato all’ergastolo con l’accusa di cospirazione contro lo Stato.
Trascorse 27 anni in prigione, diventando il prigioniero politico più famoso del mondo. Durante la sua detenzione, crebbe il sostegno internazionale per la sua liberazione, e aumentò la pressione sul governo sudafricano da parte di organizzazioni, leader mondiali e opinione pubblica.
Il ruolo dell’African National Congress (ANC)
African National Congress fu il principale strumento politico attraverso cui Mandela condusse la sua battaglia per l’uguaglianza. Fondata nel 1912, l’organizzazione divenne sempre più attiva contro il regime dell’apartheid, soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1948.
Mandela contribuì alla fondazione dell’ANC Youth League (Lega Giovanile), attraverso la quale spinse il partito ad adottare una linea d’azione più decisa. Dopo la repressione del massacro di Sharpeville nel 1960, l’ANC fu messa al bando, e Mandela passò alla clandestinità, portando avanti la resistenza armata.
Il processo di Rivonia e il celebre discorso
Il processo di Rivonia, iniziato nel 1963, fu uno dei momenti più importanti della vita di Mandela. Durante il dibattimento, pronunciò un discorso passato alla storia:
“Ho combattuto contro la dominazione bianca, e ho combattuto contro la dominazione nera. Ho caro l’ideale di una società libera e democratica in cui tutte le persone vivano insieme in armonia e con pari opportunità. È un ideale per il quale spero di vivere e che spero di realizzare. Ma, se necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire.”
Queste parole fecero il giro del mondo, consolidando la sua figura come leader morale della lotta contro l’apartheid.
La fine dell’apartheid
Nel frattempo, anche grazie a numerose proteste e pressioni, tra cui l’esclusione del Sudafrica dalle Olimpiadi fin dagli anni ottanta, la situazione in Sudafrica cambiò.
Grazie alla presidenza di Frederik Willem De Klerk, premio nobel per la pace insieme a Mandela, la segregazione finalmente terminò e Mandela venne scarcerato nel 1990, in quell’occasione pronunciò il famoso discorso al City Hall di Cape Town. Il premio Nobel per la pace rimase in carica come Presidente fino al 1999 e poi si ritirò dalla vita politica, continuando però, anche nonostante la malattia degli ultimi anni, il suo impegno per la giustizia e l’uguaglianza sociale.
L’eredità di Nelson Mandela
L’eredità di Nelson Mandela va ben oltre la sua presidenza e la fine del regime di apartheid. È un’eredità morale, politica e culturale che ha segnato profondamente il Sudafrica e il mondo intero.
Dopo il suo ritiro dalla vita politica nel 1999, Mandela si dedicò a numerose cause umanitarie, fondando la Nelson Mandela Foundation, impegnata nella promozione dei diritti umani, dell’uguaglianza, dell’istruzione e della lotta contro la povertà.
La sua battaglia più sentita in quegli anni fu quella contro l’HIV/AIDS, che affrontò con determinazione dopo la perdita del figlio Makgatho a causa del virus.
L’influenza di Mandela è oggi visibile in molti ambiti: nelle politiche di riconciliazione adottate da altri paesi, nei movimenti per la giustizia sociale, nelle campagne per i diritti civili e nella cultura popolare, dove il suo nome continua a rappresentare integrità, resistenza e speranza.
Numerose scuole, università, vie e monumenti nel mondo portano il suo nome, a testimonianza del fatto che la figura di Mandela è diventata un simbolo globale di libertà e dignità umana. Anche l’ONU gli ha reso omaggio, istituendo il Nelson Mandela International Day, celebrato ogni anno il 18 luglio, per ricordare a ogni cittadino del mondo che “ognuno può fare la differenza”.
Mandela ha insegnato che il perdono può essere più forte dell’odio, che la giustizia è possibile anche dopo decenni di oppressione e che la leadership più autentica nasce dal servizio verso il prossimo.
È diventato un simbolo globale di lotta per i diritti civili, influenzando movimenti politici e sociali in ogni parte del mondo. Leader come Barack Obama, Desmond Tutu e Kofi Annan hanno più volte ribadito quanto il suo esempio abbia ispirato intere generazioni.
Mandela è oggi ricordato non solo come un politico, ma come un’icona della dignità umana, della perseveranza e del perdono.