Fibrinogeno e l'efficienza della coagulazione sanguigna
Per capire il fibrinogeno cos’è bisogna partire da una capacità del nostro corpo con cui facciamo esperienza spesso, ovvero la coagulazione del sangue. Si tratta del meccanismo che quando ci si procura una ferita interviene per interrompere la fuoriuscita di sangue e proteggere l’interno dei vasi. L’insieme delle reazioni che lo compongono prende il nome di cascata coagulativa.
La formazione di un coagulo si dice anche emostasi, poiché mantiene in equilibrio la quantità di sangue presente nell’organismo. Servono in tutto 13 fattori indicati ciascuno con un numero romano (I – XIII). Per monitorare l’efficienza della coagulazione sanguigna esistono delle analisi precise tra cui il test PTT (il tempo di tromboplastina parziale).
Fibrinogeno: cos’è e come si misura
Dal punto di vista strutturale si tratta di una glicoproteina del plasma, che rappresenta il substrato su cui agisce la trombina per convertirlo in fibrina.
Lo si definisce anche fattore I e ha un ruolo cruciale per il processo di coagulazione, infatti una sua carenza nel sangue può portare a seri problemi in caso di ferite. I valori standard nel plasma sono di 200-430 mg/dl nelle donne e 200-375 mg/dl per gli uomini.
Oltre a dire il fibrinogeno che cos’è, bisogna capire dove viene prodotto nell’organismo. L’organo che lo sintetizza è il fegato e le sue concentrazioni a livello ematico aumentano in caso di necessità, ovvero quando inizia un sanguinamento. Finché rimane in questa forma si tratta di una glicoproteina solubile, ma dopo l’azione della trombina si trasforma in fibrina, che non lo è.
A livello analitico ci sono due possibili test per valutare il fattore I.
Il primo si basa sull’attività della molecola ovvero la rapidità con cui si converte in fibrina formando il coagulo ematico. Tempo e attività fra di loro sono direttamente proporzionali quindi se il processo è lento significa che la concentrazione della proteina è bassa, e viceversa.
Il secondo test invece è di tipo quantitativo e si limita a restituire la concentrazione della proteina nel sangue. Questi controlli si eseguono di solito in caso ci siano stati episodi di trombosi o di emorragie intense, oltre che quando il paziente rischia di sviluppare malattie cardiovascolari. Ad esempio se in famiglia ci sono già stati più casi.
Il processo di coagulazione e la fibrina
Dopo aver definito il fibrinogeno cos’è vediamo di inserirlo all’interno della cascata coagulativa per capire meglio la sua importanza.
Tutto comincia con una lesione che porta le cellule dell’endotelio a rilasciare il fattore di von Willebrand (vWF). Si tratta di una proteina che lega le piastrine vicine che a loro volta ne richiamano altre formando così il tappo emostatico nella zona della lesione.
Questa parte del processo costituisce l’emostasi primaria, ma è solo nella fase secondaria che si vede il fibrinogeno cos’è. ossia quando interviene. Il tappo creato dalle piastrine necessita di essere stabilizzato quindi l’endotelio rilascia il fattore tissutale (TF). La sua azione attiva le due vie che portano alla conversione del fibrinogeno in fibrina,
La più veloce di queste è la via estrinseca, che coinvolge i fattori coagulanti VII, X e V. Invece la più lenta è la via intrinseca, che comprende altre quattro proteine, ovvero i fattori XII, XI, IX e VIII. Per una coagulazione efficiente sono necessarie entrambe perché con una sola non si forma un coagulo stabile, anzi si tratta di una condizione patologica.
Il fattore che chiude la cascata coagulativa una volta che si è formata la trombina è il XIII, nella sua forma attivata XIIIa. L’azione della trombina può essere ostacolata dall’azione dell’antitrombina, una proteina plasmatica ad un’azione anticoagulante.
I pericoli dei valori alti nel sangue
Oltre che in caso di infiammazione e perdite di sangue i livelli di questa proteina possono salire anche per altre cause, tra cui alcune forme di epatite. Definendo il fibrinogeno cos’è abbiamo detto che lo produce il fegato e un’infiammazione a carico di quest’organo può portare a sintetizzarne più del normale. Così come lo stato di obesità, che porta a sovraccaricare il fegato.
Per le donne è nota la possibilità che una prescrizione errata della pillola anticoncezionale possa portare a delle variazioni della concentrazione del fattore I. Proprio per questo motivo chi prende contraccettivi orali è invitato a svolgere le analisi del sangue su cadenza annuale, Se i valori nel sangue si alzano la cosa migliore è sospenderli, o cambiare farmaco.
Invece è naturale che i valori non siano all’equilibrio in particolari condizioni, come durante la ripresa da un intervento chirurgico. Lo stesso può avvenire durante la gestazione e in caso all’interno dell’organismo si sviluppi un’infezione estesa.